IL CAMILLO

edizione aprile 2023

Per la rubrica: "Le malattie psichiatriche più conosciute" 

Sindrome di Stoccolma

di Elena Sangiorgi

Immaginiamo la favola di Raperonzolo, avete presente? Quella povera ragazza la cui unica colpa era avere una voglia di prezzemolo sulla pelle perché i genitori, mentre la madre era incinta, andavano di nascosto a cogliere il prezzemolo dell'orto della vicina? E che poi quest'ultima, una strega, la rapisce e sequestra in cima alla sua torre, fino all’arrivo del Principe Azzurro? Bene, allora posso continuare.

Immaginiamo Raperonzolo, là, in cima alla torre, da sola, con quel poco cibo che la megera le lasciava nello stomaco. Tuttavia, quando un principe su un bel cavallo bianco giungerà sotto il piccolo balcone da cui è solita sporgersi, lei prima gli rovescia un secchio d'acqua sporca con cui aveva lavato la sua "camera", la volta dopo gli avanzi del suo cibo, la volta ancora dopo la scopa e per finire, data l'insistenza, si rivolge spaventata ed alquanto infastidita alla strega, la quale, brandendo un coltellaccio da carne, si accosta a passi furtivi al principe e lo minaccia di staccargli la testa. Ecco, tralasciando il dettaglio macabro, il punto era far notare, stravolgendo questa fiaba a lieto fine, che Raperonzolo, pur avendo molte occasioni per scappare, preferisce ripudiare il principe, servendosi addirittura della sua sequestratrice.  

Prendiamo ancora ad esempio la storia de La Bella e la Bestia: la fanciulla, sebbene avesse avuto abbastanza occasioni per fuggire, addirittura si innamora della "Bestia" e finisce per sposarla!

Ecco, sia la Raperonzolo rivisitata sia Bella sono vittime della "sindrome di Stoccolma".

Le cause scatenanti di questa sindrome non sono ancora del tutto chiare, ma dagli eventi accaduti si è rilevato che il prigioniero tende a simpatizzare con il suo sequestratore, a rincuorarlo quando non è più convinto delle sue azioni ed addirittura a difenderlo in tribunale davanti ad un giudice una volta arrestato. 

Penseremo noi che sia una pazzia, ma riprendiamo la storia di Bella: la ragazza nel villaggio dove viveva, non riusciva a trovare il proprio spazio, mentre nel castello della Bestia trova amici con cui parlare, una tavola imbandita di buon cibo, vestiti favolosi e una grande biblioteca ricolma di libri in cui tuffarsi senza i risolini di sottofondo dei compaesani. Infine, capisce anche che la Bestia ha un cuore, dopo averla salvata dai lupi, e tra loro si instaura una sincera amicizia seguita da un profondo amore. È solo una fiaba, certo, ma racchiude in sé tutto quello che può provare un prigioniero. 

Prima di tutto, il "legame" è stretto grazie al cibo, la Cordialità, poi grazie a qualsiasi agio, la Gentilezza, ed infine ai sentimenti, l'Amicizia. Certo, non tutti i sequestratori sono disposti ad offrire alla loro vittima questi tre elementi ed allora sarà difficile che quest'ultima possa essere colpita dalla sindrome di Stoccolma. 

La sindrome prende il nome da un fatto di cronaca avvenuto proprio a Stoccolma nell'agosto 1973: due rapinatori assaltarono una banca e presero in ostaggio 4 impiegati per quasi una settimana. Alla fine, quando questi ultimi vennero liberati, andarono più volte a far visita ai ladri in carcere e un rapitore, uscito dalla prigione, lasciò la moglie e si sposò con un ostaggio.

Questo episodio fa capire, ancora una volta, che la sindrome in questione non è a senso unico ed è scaturita proprio dai legami affettivi che si creano tra il sequestrato ed il sequestratore.

È importante sottolineare che, rispetto a quanto detto prima, non sempre anche il sequestratore si dimostra "buono" e la vittima si lega comunque a lui: in tal caso lo fa più per autodifesa che per sentimenti sinceri e riuscirà a liberarsi da quell'affetto malato grazie a terapie mirate e al sostegno dei propri cari. 

Questa sindrome ha sempre suscitato  molto interesse per gli aspetti descritti prima, soprattutto perché non è catalogata tra le malattie psichiatriche, ma dimostra comunque che il nostro cervello, in situazioni di pericolo o tensione, è in grado di percorrere strade da cui altrimenti sarebbe stato ben lontano, anche se poi alla fine rivela che, grazie alla sua "spinta", abbiamo scoperto un lato di noi stessi che non aspettava altro che qualcuno, o qualcosa, lo tirasse sotto i riflettori.

Arrivederci e… alla prossima sindrome!

Diversità 

di Marta Morabito

Diversità: si tratta di un tema molto delicato, che ben si confà ad alcuni cortometraggi della Disney, la cui intenzione è quella di affrontare difficoltà e problemi subiti da persone in tutto il mondo, uno tra i quali è quello della natura sessuale, trattato in out; si tratta della storia di un ragazzo gay, Greg, che non è ancora riuscito ad esprimere il suo orientamento sessuale ai genitori. A causa di un trasferimento del ragazzo, i genitori pensano che il figlio abbia bisogno del loro aiuto e si presentano a casa sua; è proprio però in questo momento che subentrano due spiriti, che scambiano la mente e l’anima di Greg con quella della sua cagnolina Jim. Il percorso svolto dal protagonista è davvero ineccepibile, ed è nostra intenzione offrire uno spunto di riflessione a partire da questo cortometraggio, specie in una realtà difficile come quella della società contemporanea. Rimanendo sempre sul tema della “diversità” - sempre che così si possa definire - è davvero interessante la storia trattata da float; il protagonista è un bambino che sa volare, ma - nel vero senso della parola - ha le ali tarpate dal padre, che - per paura dei pericoli e dei giudizi altrui che potrebbero ferire il ragazzo - ha deciso di tenerlo per sempre in casa. L’evoluzione in questo caso riguarda la figura del padre, in quanto un giorno decide - pur con molta paura nel cuore - di lasciarlo spiccare il volo. Sento il tema trattato da questo cortometraggio come molto vicino; anche mio cugino è un bambino che, come il protagonista di float, è in grado di volare, però nel flusso dei suoi pensieri, in quanto è autistico; inizialmente non l’avrei mai detto, però è stato inevitabile rendersene conto nel momento in cui  - all’età di un anno e mezzo - non parlava ancora. In quell’istante mi sono davvero sentita molto vicina al padre del cortometraggio: avevo paura. Di cosa? Di essere tagliata fuori dalla sua vita, perché è un tratto distintivo dei bambini autistici costruire pian piano una corazza che - quasi come le ali del protagonista - permetta loro di proteggersi dal mondo esterno. Consiglierei dunque a tutti di vedere questo cortometraggio, per rendersi davvero conto del fatto che oltre a quello scudo ci sia un mondo tutto da scoprire, riuscendo a volare anche noi con leggerezza. Un’altra storia molto interessante è quella trattata dal corto exchange student; si tratta della storia di una bambina che arriva in una nuova scuola, fuori dal normale, in quanto popolata da alieni. La protagonista deve lottare e mostrare il suo valore per farsi accettare dagli extraterrestri, così come devono fare - purtroppo molto, fin troppo spesso - molti ragazzi esclusi e bullizzati da altri coetanei che si sentono più forti; la morale della storia è dunque universale e deve oltrepassare ogni barriera sociale: ognuno deve farsi rispettare senza essere intimorito. E’ purtroppo però molto difficile - soprattutto in età adolescenziale - superare il giudizio degli altri, come ci insegna anche il cortometraggio reflect, che narra la storia di una ballerina che fa fatica ad accettare il suo aspetto fisico - soprattutto se relazionato a quello delle sue compagne. Durante una lezione di ballo viene catapultata in una realtà parallela, piena di specchi, in cui è obbligata a fronteggiare la sua paura più grande: il riflesso. La passione per la danza vince sulla paura del giudizio altrui ed è davvero commovente sottolineare - ancora una volta - l’estrema attualità e università di questi cortometraggi che, in questo caso in particolare, ci insegnano a non sentirci mai sbagliati, nemmeno se siamo diversi dai canoni standard di bellezza. E’ molto comune - ma ciò non vuol dire che sia necessariamente giusto - trasformarsi per piacere agli altri, come fa il piccolo gomitolo di lana protagonista di purl; dopo essersi infatti trovata a vivere in un mondo completamente nuovo, assunta in una azienda di soli uomini, muta la sua vera essenza e viene apprezzata da tutti. E’ però nel momento in cui viene assunto un altro gomitolo di lana - con le sue stesse caratteristiche - che si rende conto di aver compiuto un errore madornale nell’ostinarsi a voler cambiare per compiacere gli altri. L’azienda finisce per riempirsi di gomitoli di lana, accettati con gioia da tutti. L’insegnamento che possiamo trarre è dunque quello di rimanere sempre noi stessi, accettandoci per quello che siamo. 

In che girone infernale siamo?

di Morena Stella Vittoria, Mirone Giorgio Cesare, Cuccomarino Maia, Barbieri Rebecca 

Noi "ch’intriamo" qui al Cavour dobbiamo davvero lasciare ogni speranza? 

Sappiamo tutti che il liceo classico ha la fama di essere uno degli indirizzi che più mette alla prova la (ormai per noi persa) sanità mentale; oggi, infatti, siamo qui proprio per raccontarvi come abbiamo perso il senno: benvenuti al Liceo Classico e Musicale Cavour!

Siamo quattro studenti della IA, indirizzo della Comunicazione, ovvero un percorso che integra moduli di ore per sviluppare competenze differenti da quelle tradizionali. Essendo nuovi nella scuola, eravamo molto curiosi di sapere in cosa consistessero realmente queste materie e le nostre aspettative (alquanto alte) sono state ben ripagate.

Esistono due tipi di percorsi: uno facoltativo, l'altro obbligatorio per tutti coloro che hanno scelto questo indirizzo. Il primo consiste in attività quali dibattito e giornalino, mentre il secondo prevede lezioni di public speaking, netiquette, gestione podcast e tutto ciò che riguarda il mondo dei media e della comunicazione (radio, televisione, ecc.).

Ognuno di noi ha a partecipato a diversi open day, che sono stati fondamentali per la scelta della scuola.
Sicuramente, all'inizio ciò che ci metteva più in agitazione era la nostra prima gita: ci aspettava un soggiorno nello sperduto e freschino paesello di Sansicario. Sono stati tre giorni meravigliosi: tra discoteche, delitti misteriosi e notti a guardare le stelle congelando sui balconi, abbiamo stretto un bellissimo legame. Ci siamo momentaneamente dimenticati del futuro e ci siamo goduti ogni attimo.

Nel piano d' accoglienza rientra anche una gita al castello di Agliè, che ci attirava particolarmente per la possibilità di assaggiare i torcetti più buoni del Piemonte, prodotti da una panetteria storica del centro. Ovviamente, essendo noi baciati dalla fortuna, l’abbiamo trovata chiusa! Tuttavia, possiamo confermare che i panini al salame hanno delle ottime abilità consolatorie. 

Dopo aver finito di fare Heidi fra i verdi prati di Sansicario, siamo dovuti tornare alla triste realtà, accolti calorosamente dalla primissima verifica di greco. Non si può negare che l'ansia che aleggiava quel giorno si potesse tagliare con un coltello e spalmare su una fetta di pancarrè come se fosse burro, ma, in fondo, non è andata poi così male. I buoni risultati di questa prova, tuttavia, hanno presto lasciato spazio ad altri problemi…  ma questa è tutta un' altra storia. Diciamo che ci vorrebbe proprio l’aiuto di Mnemosine, la musa della memoria, per aiutarci con le declinazioni. 

Non vogliamo mentirvi e dire che sarà tutto rose e fiori, ma per noi vale la pena venire qui al Cavour, perché, che si tratti del Classico o del Musicale, è una sfida continua, ma che dà tante soddisfazioni. Noi stiamo cercando di raggiungere la meta e vi invitiamo a farlo con noi. Raggiungeteci in questo settimo cerchio infernale per poi uscire tutti insieme a riveder le stelle.


Vi aspettiamo!

Enea come Harry Potter?

di Alice Maggio

Sì, avete letto bene. Potrebbe apparire un confronto particolarmente azzardato (e forse lo è?) ma ho pensato che il protagonista dell’Eneide, celebre opera virgiliana che narra l'arrivo nel Lazio dell’eroe e la fondazione della nuova civiltà romana dopo la guerra di Ilio, assomigli al maghetto più famoso del mondo più di quanto possa sembrare. 

Enea, così come Harry Potter, protagonista dell’omonima saga di libri ideata dalla scrittrice britannica J.K. Rowling, infatti, sono costretti a portare a termine un compito affidato loro dal Fato, incappando in mostri, pericoli e compiendo anche delle rinunce. 

Ad esempio Harry, alla fine del sesto libro “Il Principe Mezzosangue”, dopo aver seguito con commozione il funerale di Albus Silente, si vede costretto a terminare la sua relazione con Ginny Weasley, sorella del suo migliore amico Ron, iniziata solamente pochi mesi prima. Harry, accortosi della piega che l’enorme gravità della situazione aveva preso negli ultimi tempi, decide con coraggio e senso di sacrificio di mettere da parte tutti i piaceri che si era conquistato nell’ultimo periodo. Infatti, in seguito alla morte dello stimato professor Silente, unico mago del quale il leggendario Lord Voldemort avesse mai provato timore, si rende conto che è giunto il momento di scendere in campo ad affrontare, dopo tanti anni, il suo destino. Enea fa la stessa cosa con Didone, regina di Cartagine, lasciandola improvvisamente dopo aver passato dei bei momenti insieme, in seguito al messaggio ricevuto da Mercurio, che gli rammenta del suo incarico;  la missione di instaurazione della splendida civiltà romana futura gli è affidata dal Fato, che incalza il protagonista virgiliano durante tutto il poema, scandendogli il tempo e costringendolo a prendere decisioni che avranno molto peso sulla vita dei personaggi che incontra. È appunto il caso di Didone, donna forte ed indipendente, che dopo la freccia scagliata da Cupido, si innamora profondamente di Enea, finendo addirittura con il perdere il senno nel momento in cui scopre che il suo eroe sta per rimettersi in viaggio di tutta fretta, senza degnarla nemmeno di un saluto. Qui emerge però una delle maggiori differenze fra il personaggio di Enea e quello di Harry Potter, che sebbene accomunati da un destino pressoché simile gestiscono la situazione in maniera differente. Enea, forse non amando veramente Didone, non glielo dice spontaneamente ma solo una volta che la regina lo viene a scoprire. Harry invece si fa coraggio ed esprime con grande rammarico la sua decisione a Ginny riguardo la loro relazione, dimostrando più umanità ed un affetto maggiormente sincero verso la propria amata. Harry, inoltre, nonostante la ami ancora e soffra molto all’idea, decide di lasciare Ginny per proteggerla e per paura che Voldemort, per arrivare a lui, possa usarla sfruttando il sentimento che prova nei suoi confronti. Quella di Harry risulta così essere una decisione molto più matura e altruistica rispetto a quella di Enea che appare invece più distaccato e insensibile nei confronti della povera di Didone che, lacerata dal dolore, sembra solamente essere di intralcio al compimento della sua missione. Appare dunque evidente che, a mio avviso, il personaggio di Harry Potter, sia più vero, tanto che alla fine della guerra magica, si ricongiunge a Ginny in maniera definitiva, a dimostrazione che il suo amore era sincero. Per il personaggio di Enea invece, che risulta essere meno umano nei sentimenti, seppur maggior profondo rispetto agli eroi protagonisti dei poemi omerici, il Fato ha in progetto un altro piano, che non prevede una storia d’amore con Didone, bensì con Lavinia, figlia del re Latino.

Per la rubrica: "Gladii et Clipei" 

L'assedio di Alessandria d'Egitto

di Alessandro Carbone

Nel 640 (19 ègira), a seguito della battaglia di Eliopoli, le truppe arabe di ʿAmr ibn al-ʿĀṣ presero d’assedio Alessandria d’Egitto, in quel periodo sotto il controllo dell’impero bizantino. 

Il comandante arabo si era guadagnato la fama del più astuto tra gli arabi, per il suo talento di cogliere il momento propizio: infatti, dapprima era, come tanti, ostile all’Islam, ma nel 630 (8 ègira) si convertì ad esso poco prima della presa della Mecca, entrando nella cerchia dei consiglieri più fidati di Maometto. Si distinse per le sue doti e per il suo coraggio e nel 637 (16 ègira), servendo il califfo ‘Umar, conquistò la Palestina e, per sua iniziativa, partì alla volta dell’Egitto strappando molti territori, e città come Babilonia, all’impero di Eraclio.

Eraclio era salito al potere nel 610 dopo una guerra civile condotta da lui stesso contro l’imperatore Foca. Il giorno della sua incoronazione però volle cedere il trono a Prisco, genero di Foca e prefetto di Costantinopoli, per giustificarsi disse che non aveva deposto un tiranno per diventarlo, ma Prisco rifiutò e sia il senato che il popolo lo elessero imperatore. Dal 602 era in corso la guerra romano-persiana e Eraclio riuscì, con una campagna dal 622 al 626, a cambiare il favore della guerra a vantaggio dei bizantini, a cavallo tra il 627 e il 628 Eraclio sconfisse definitivamente i Persiani che chiesero la pace.

Il 6 luglio del 640 le truppe bizantine e arabe si scontrarono a Eliopoli e l’esercito comandato da ʿAmr ibn al-ʿĀṣ uscì vittorioso distruggendo quasi totalmente l’esercito di Teodoro, questo aprì la porta all’Esarcato d’Africa. Prima però era necessario conquistare la capitale dell’Egitto: Alessandria, il comandante arabo sapeva che non sarebbe stato facile perché anche se numericamente il suo esercito era superiore, la città aveva ottime difese e un porto sul mare dal quale ricevere rifornimenti. Furono messe in difesa della città delle catapulte, l’esercito islamico subì numerose perdite a causa di quest’ultime e fu costretto a indietreggiare lontano dalla loro portata. Si entrò così in una situazione di stallo durante la quale quando i bizantini schieravano l’esercito, venivano sconfitti e si rifugiavano dentro le mura, quando invece gli arabi provavano ad avvicinarsi dovevano indietreggiare per non perdere ulteriori truppe.

Durante ciò l’imperatore Eraclio radunò un esercito e si preparò ad andare in Egitto, ma l’11 febbraio del 641 morì a causa di una malattia. La notizia della morte dell’imperatore demoralizzò fortemente i soldati e nel settembre di quello stesso anno la città finì tra le mani degli arabi a seguito del tradimento del Patriarca Ciro, il quale vendette la città agli arabi.

Nel 645 i bizantini ripresero la città, ma per un tempo breve perché pochi mesi dopo, nel 646 (25 ègira), fu riconquistata dallo stesso Amr, da lì a 500 anni i bizantini non provarono più a riprendere l’Egitto che passò sotto il dominio del califfato.

L’Esarcato d’Africa, quella zona che oggi corrisponde alla odierna Tunisia, alle coste Mediterranee della Libia, dell’Algeria, del Marocco e della Spagna e le isole della Sardegna e della Corsica, sarebbe crollato nel 698 (77 ègira) con la conquista e distruzione di Cartagine.   In Africa rimaneva solo una città dell'impero bizantino: Septem, che sarebbe caduta poco più di un decennio dopo nel 711.

Tornando al 641: gli storici arabi descrivono la città fondata dal condottiero macedone come splendida per edifici, ricchissima e molto popolosa parlando di 600.00 abitanti, senza contare donne e bambini, e 400 teatri. Ovviamente questi numeri vanno presi per le pinze, ma fanno capire la prosperità della città anche sotto il controllo dei bizantini. Per Costantinopoli la città faceva arrivare moltissime preziose risorse dell’Egitto e rimase un importante porto di commercio mondiale nei secoli successivi.

Il comandante dell’esercito arabo divenne governatore del territorio da lui conquistato, fu poi rimosso dall’incarico dal terzo califfo, divenne allora consigliere del governatore della Siria assistendolo in un conflitto contro il quarto califfo e facendo da intermediario tra i due, avrà nuovamente questo ruolo nella prima guerra civile dell’impero islamico (656-661), il conflitto ʿAlī-Muʿāwiya, quando terminò, con vincitore il governatore della Siria Muʿāwiya, Amr fu premiato con una seconda nomina a governatore dell’Egitto. Morirà ultranovantenne tra il 663 e il 664 (43-44 ègira).

Il traditore di Eraclio invece? Era noto come Ciro di Alessandria (da non confondere con il santo vissuto tre secoli prima), era un teologo, un vescovo e il prefetto di Alessandria d’Egitto. È considerato uno dei fondatori del monotelismo (una dottrina che afferma che in Cristo esiste un'unica volontà o un'unica operatività o energia. Dal 681 considerata eresia). Fu accusato di aver acconsentito alla cattura della capitale egiziana da parte di Amr, nello stesso anno morì. Fu condannato come eretico nel 649 e nel 680.

I bizantini non sono stati in grado di fermare l’avanzata degli arabi che riuscirono in due occasioni a raggiungere e assaltare Costantinopoli nel 674 (54 ègira) e nel 717 (97 ègira). La scarsa competenza dei generali bizantini viene considerata un importante motivo della caduta dell’Egitto e di Alessandria, bisogna dare però importanti meriti al comandante arabo che ha avuto una delle intuizioni che lo hanno reso un famoso e importante personaggio del califfato.

Torino: la città magica

di Elisa Fasano e Elena Nitoi

A tutti coloro che abitano a Torino è capitato, foss’anco per il semplice fatto di vederla tutti i giorni per svariati motivi, di pensare di conoscere bene la storia della città e le peculiarità che la contraddistinguono. Ciò che spesso non si sa è però che molte di queste, anche se note ai più, sono legate a leggende particolari e oscure; non è infatti un caso che Torino sia altresì chiamata “la città magica” e si dica sia attraversata da misteriose energie, che seguono un preciso percorso attraverso monumenti e luoghi ricchi di simboli esoterici. La città è il vertice del “triangolo della magia nera”, noto anche come “triangolo del diavolo”, le cui altre due punte sono rappresentate da Londra e San Francisco, ma è altresì l’apice del cosiddetto “triangolo della magia bianca”, completato da Praga e Lione. Chiunque voglia dunque addentrarsi nella magica realtà esoterica di una Torino oscura, prenda questo articolo come una perfetta guida: è indubbio che sia bene partire da uno dei luoghi più interessanti della nostra città, ovvero il Museo Egizio, perfetto connubio tra la magia bianca e la nera.  Si trova nel centro di Torino, a pochi passi da Piazza Castello in Via Accademia delle Scienze, e risulta essere il più importante - dopo quello del Cairo - in grazia di tutti i papiri e gli antichi cimeli conservati all’interno del museo, la rilevanza dei quali consta sia nell’essere una diretta testimonianza dell’Antico Egitto, sia nell’essere dotati - secondo i più esperti di esoterismo - di cariche magiche - che queste siano positive o negative, adombrando il museo nella sua interezza di luci e tenebre. Le reliquie che sono dotate di una carica più positiva sono quelle appartenenti al Faraone Thutmosi II, maestro delle discipline esoteriche in Egitto; d’altra parte invece, le testimonianze più impregnate di magia nera sono quelle conservate nei sotterranei del museo, risalenti al Faraone Tutankhamon, l’accesso alle quali è riservato a una stretta élite di visitatori. Basta dunque pagare il biglietto per cimentarsi nell’esperienza di un percorso suggestivo condotto all’interno di una delle eccellenze di Torino, ma - sperando che le parole sinora dette possano avervi suscitato un po’ di curiosità - il suggerimento è sicuramente quello di esplorare la città nella sua interezza, con la speranza e il desiderio di trovare altri luoghi oscuri pieni di magia ancora ai nostri giorni.

''Il "Pinocchio" di Guillelrmo Del Toro è veramente Pinocchio?''

di di Raffaele Maria Parisi

Il 4 dicembre è stato rilasciato il nuovo "Pinocchio"  di Guillermo del Toro, ma possiamo realmente definirlo Pinocchio? 

Dal 4 dicembre è disponibile sulla piattaforma streaming di Netflix la nuova trasposizione del capolavoro di Collodi Pinocchio, firmato Guillermo Del Toro. C’è solo un piccolo problema: quello non è Pinocchio, o per lo meno lo è solo in parte. Preavviso necessario: chi non volesse spoiler si fermi qui. Tornando al discorso, possiamo affermare che in realtà neanche il Pinocchio di Disney è una fedele rappresentazione, ma quello di Guillermo Del Toro è una rivisitazione “inutile”. Partiamo dal tempo in cui è ambientato, cioè la Seconda guerra mondiale. Di per sé questa non  una scelta né giusta né sbagliata, quanto più insensata. Perché ambientarlo negli anni ‘40, quando ciò non influisce sulla trama? Probabilmente quella di Del Toro è una scelta logistica: per portare successo al film non poteva rappresentare sullo schermo la campagna toscana di fine ‘800: sarebbe stato poco proficuo, mentre l’Italia fascista sarebbe stato un miglior "clickbait". Tuttavia ciò che più dà fastidio è l’impostazione che Del Toro vuole dare a tutto il film, discostandosi del tutto dal libro. Se Collodi scrisse Pinocchio con l’intento di renderlo un manuale del “buon fanciullo”, Del Toro ha voluto renderlo un romanzo. Infatti nel libro si mette in secondo piano l’aspetto fantastico (dato dalla Fata Madrina, dal Grillo  Parlante o dal Paese dei Balocchi per citare qualche esempio) e si attribuisce maggiore importanza all’aspetto moralistico. Del Toro, come fece al suo tempo Disney, ha reso il piano fantastico più importante -per una questione logistica- salvo poi stravolgere completamente la storia. Partiamo da Carlo, figlio mai citato di Geppetto. Perché inserirlo? Per il protagonista è motivo di paranoia e discussioni tra Geppetto e Pinocchio; lo stesso Geppetto viene reso un uomo più burbero e si infuria con Pinocchio; è eliminata la Fata Madrina, ma vengono introdotte le fate. Abbiamo in particolare due sorelle fate: una dà la vita a Pinocchio e l’altra fa da guardiano all’Aldilà. Da questo momento la storia prende una brutta piega. Infatti, a differenza del libro, Pinocchio viene ucciso più volte. Ma se nel libro la morte serve a dare una lezione a Pinocchio, nel film di è un elemento inutile, che deve solo mandare avanti la storia. Poi per non parlare del Grillo Parlante, che con Collodi è un personaggio che addirittura martella Pinocchio, mentre nel film è ridotto a una presenza sottile. Ci sarebbero poi una serie di altri personaggi, come Lucignolo, che vengono trattati superficialmente o del tutto accantonati. L’unico aspetto del film che realmente ho trovato ben curato è la tecnica con cui è stato girato, la stop motion. Del resto anche la colonna sonora non pare di alto livello. Anche le canzoni, tra le quali c’è Ciao Babbo (presente nella shortlist degli Oscar), non sono per niente male. Fatte queste considerazioni posso affermare che Pinocchio di Guillermo del Toro non è il colossal dell’animazione e, purtroppo, non si è rivelato la trasposizione animata del capolavoro di Collodi che avrebbe potuto sbaragliare il classico Disney omonimo, ma comunque definirlo addirittura un flop sarebbe eccessivo. Alla fine è un film piacevole per i più piccoli o per chi cerca qualcosa di non troppo pesante. 

Viaggiare nel tempo, fantascienza o realtà...

di Jacopo Laurino

Almeno una volta nella nostra vita avremo sentito parlare di viaggiare nel tempo... Quanto vorremmo vedere la Terra nel futuro, quanto sarebbe bello viverci... Ma é possibile oppure lo si vede solo nei film e nei libri di fantascienza? Di certo per viaggiare nel tempo non abbiamo bisogno di una DeLorean come in “ Ritorno al Futuro “ e nemmeno di una strana macchina capace di teletrasportarci...

Questa teoria ormai sta incuriosendo sempre di più l’uomo, sembra incredibile, da più di cento anni. Tutto cominciò intorno al XIX secolo, quando gli scienziati cominciarono a credere che fosse possibile viaggiare nel tempo. In particolare nel 1905 Albert Einstein pubblicò la prima parte della Teoria della Relatività, in cui afferma che lo spazio e il tempo siano malleabili e che la loro misurazione dipenda dalla velocità dell’ osservatore. Passa qualche anno ed ecco che il matematico di origine tedesca Minkowsi riuscì a mostrare come, in realtà, lo spazio e il tempo possano convergere in un’unica entità così definita quadridimensionale, detta spaziotempo. A seguito di ciò Albert Einstein pubblicò la seconda parte della Teoria della Relatività: la Relatività Generale. In questo caso si afferma che la gravità possa essere considerata come una curvatura dello spaziotempo. Tale teoria ci spiega  come poter andare avanti con gli anni ma non come poter tornare indietro, fenomeno che sarebbe molto interessante per chiarire dei dubbi storici. Se per esempio dovessimo viaggiare all’interno di una navicella verso il sistema Sirio ad una velocità prossima a quella della luce, e dovessimo lasciare nostro fratello o nostra sorella sulla Terra, beh, una volta tornati da quel viaggio che per noi magari é durato circa qualche giorno o mese, i nostri parenti sulla Terra sarebbero molto più anziani di noi, come afferma anche Janna Levin. Può sembrare veramente insensato e senza alcun tipo di nesso logico, ma, dopo più di un secolo di affermazione di questa teoria, nulla è stato ancora smentito. Dal momento in cui si utilizza, però, la teoria della relatività generale, le cose cambiano radicalmente. La teoria in questione afferma infatti che un oggetto di grande massa riesca a deformare il tessuto spazio-temporale. È come se mettessimo, insomma, una palla da bowling su un tappeto elastico. La palla tenderebbe a far incurvare il tappeto. Questa teoria, insomma, ci spiega che se ci si dovesse trovare vicino ad un oggetto relativamente pesante, come potrebbe essere per esempio un buco nero, il modo in cui ognuno sperimenterebbe il tempo cambierebbe. Anche in questo caso, come affermano numerosi fisici, i buchi neri sono solo una delle modalità possibili. Possiamo, infatti, anche immaginare dei cunicoli spazio-temporali. Tali cunicoli potrebbero avere la capacità di collegare luoghi in spazio-tempo differenti. E questo ci permetterebbe di andare certamente avanti con gli anni. Ma come fare con l’andare indietro nel tempo? In questo caso, una teoria che salta immediatamente all’occhio è quella del “ nonno “. Essa afferma infatti che se noi provassimo ad andare indietro nel tempo e tentassimo per esempio di uccidere un nostro antenato, beh, il viaggio nel tempo non sarebbe possibile, perché allora non esisterebbe nostro nonno, o nostro padre e quindi neanche noi. Alcuni fisici e filosofi affermano che una possibilità è che questo fenomeno dimostri semplicemente che un viaggio nel tempo di questa portata non sia in realtà possibile. E questa teoria era sostenuta anche dal fisico Stephen Hawking, grandissimo genio che purtroppo ci ha lasciato circa cinque anni fa. Un’altra interpretazione riguardo quest’inspiegabile teoria, come per esempio afferma un altro fisico, Effingham, potrebbe essere quella che viaggiare anche indietro nel tempo sia in realtà possibile, ma che allo stesso tempo non sia possibile cambiare nulla di ciò che è già stato fatto. Lui stesso afferma per esempio che “ viaggiare nel tempo per uccidere Hitler ed evitare dunque la Seconda Guerra Mondiale sarebbe impossibile. Quel che è successo è successo, insomma. “

In conclusione possiamo affermare che il lavoro da fare per viaggiare nel tempo è ancora veramente lunghissimo. E sebbene sia estremamente difficile riuscirci, contando che ad oggi non abbiamo navicelle in grado di raggiungere la velocità della luce, possiamo benissimo dire che il giorno in cui si potrà viaggiare nel tempo e vorrete sperimentarlo, dovrete ricordarvi di salutare bene i vostri parenti a casa, perché probabilmente al vostro ritorno saranno ormai molto anziani. E siamo anche oggi arrivati alla fine di questo secondo articolo della mia rubrica “ Curiosità Spaziali “. Ci vediamo nella prossima edizione, con una nuova curiosità inerente al mondo dello spazio.

Alè alè, Cavour Cavour!

di Alicya

29 gennaio 2023, cavourrini in visibilio “son venuti fin qua per vedere il Cavour giocar!”. 

Questo è solo uno dei cori che ha preso voce la sera del 29 gennaio al Cit Turin, dove è cominciata la Coppa Nike, campionato di calcio tra i licei classici di Torino. Domenica si è disputata la prima giornata: il D’Azeglio ha affrontato l’Alfieri riportando la vittoria, mentre la rosa del Cavour ha giocato contro quella del Gioberti. Per questa occasione molti cavourrini si sono incontrati per sostenere gli atleti della scuola con abbondanza di applausi per incoraggiare, cori per sostenere, urla per esultare e ancora tanto sudore, speranza e freschezza. Nei 60 minuti di gioco totali tanti sono stati gli ostacoli da superare e le paure da vincere, a cominciare dal collaudo della neosquadra. ”È la prima partita del Cav dopo 4 anni, mentre tutte le altre scuole erano già esperte... Non ci aspettavamo forse neanche di rendere così tanto, di andare in vantaggio due volte” fa notare Ludovico Bellucci, capitano della squadra; Dinu Berinde, difensore e primo marcatore, rincara: “È stato difficile giocare insieme per la prima volta contro una squadra che si allena da un po'. Tutte le altre squadre avevano già le divise perchè avevano giocato gli anni scorsi, noi no”. Il Cavour si sblocca, infatti, proprio grazie a Dinu che porta la squadra in vantaggio con un 1 - 0 schiacciando il pallone in porta di testa. L’emozione è incontenibile: primo goal, un passo avanti, piccolo traguardo che alimenta la speranza. “È stata una bella sensazione: segnare il primo goal, rappresentare la squadra, vedere i tifosi alzarsi e gioire” esprime il marcatore. L’euforia del vantaggio però dura poco: dopo una manciata di minuti il Gioberti pareggia grazie a un calcio di rigore. La situazione va rovesciata, c’è bisogno di una presa di posizione. I Cavourrini intanto dagli spalti gridano per incoraggiare la squadra a fare di più, a trovare il limite e superarlo, a far bruciare i muscoli più di quanto già non stiano facendo. A metà partita, la svolta: Ludovico segna il secondo gaol riportandoci in vantaggio. “Essere capitano è una responsabilità: bisogna parlare con la squadra e aiutare i compagni” si esprime. Appena la palla entra nei pali della porta, Ludovico mostra la sua personale esultanza, togliendosi la maglia ufficiale per sfoggiare una maglietta bianca con un cuore rosso che contiene una scritta, una promessa: Cav! “Vogliamo parlare della mia esultanza? La mattina mi sveglio e penso: Oh facciamo sta cosa! Quando la palla è entrata ho esultato, poi tutti venivano da me e io dicevo: <>. Dal canto del Gioberti, però, gli incoraggiamenti per i loro giocatori non tardano ad arrivare. I tiri in porta sono numerosi ma l’ottimo lavoro di Pietro Menini, portiere del Cavour, non permette che la palla entri in porta. Pietro descrive così il suo ruolo: “Quando vedo che l'avversario si avvicina alla mia porta provo adrenalina, e questa mi permette di dare il massimo nel cercare di parare il tiro. Nei secondi che precedono il tiro si innesca un duello psicologico tra il portiere e l'attaccante in cui ogni piccolo gesto, ogni posizione che assumono i corpi, può fare la differenza tra un goal e una parata”. Una manciata di minuti al fischio finale. Tutto sembra a favore del Cavour, finchè… 2-2 , un altro goal e di nuovo la parità. La tensione sale alle stelle. Avete mai sentito la frase “Chi fa questo vince tutto?”, ecco: questa è la situazione. Mancano pochi minuti, i giocatori sono stanchi e ci stiamo chiudendo in difesa. Eravamo pronti a contemplare la sconfitta, ma non questa sconfitta... Un 4-2 per il Gioberti che ci ha lasciati tristi e amareggiati. “Primo tempo giocato alla pari con loro, a metà del secondo tempo pensavamo di portarcela a casa. Poi però ci siamo buttati troppo in attacco, siamo stati disattenti e abbiamo preso quei tre goal che sono stati delle vere mazzate” osserva Pietro. Alla domanda “Che aspettative avete per le prossime partite?”, il capitano risponde che sono molto buone: “Non siamo la prima squadra in classifica che quindi se la fa sotto: noi non abbiamo niente da perdere”. “Sono anche più alte di quelle che avevamo per questo primo scontro perchè ora sappiamo la squadra come gioca. Oggi ci sono state molte occasioni che potevamo sfruttare meglio, così come gli avversari” aggiunge Dinu. Tutti hanno giocato con grinta e, adesso che la squadra sta diventando più coesa, nonostante le pagelle di questa prima partita per alcuni non superino la sufficienza, siamo sicuri che prossimamente tutti eccelleranno! Dinu: “Comunque è la miglior squadra che ci sia stata al cavour (questo lo devi scrivere)” Ludovico: “Assolutamente!"