Cavourineide

Esordisce con un “Gaudeamus igitur, iuvenes dum sumus” (perciò gioiamo, finchè siamo giovani) il vivace spirito cavourrino del 1910, un inno alla vita e alla creatività per la prima volta espresso su carta su un vero e proprio “giornale studentesco”. Poche pagine curate in ogni particolare, meticolosamente scritte a mano con una raffinata calligrafia corsiva, rotondeggiante, quasi infantile, umana e spontanea nella sua irregolarità. Un italiano curiosamente arcaico e per il moderno lettore poco scorrevole, così diverso dalla schiettezza nel linguaggio del secondo novecento di Malebolge e dall'incisività della fine del secolo di Sisifo. Eppure, non per questo il giornale è meno espressivo: poesie e aforismi latini arricchiscono le pagine e soprattutto disegni, simpatiche caricature e surrealistici fumetti riempiono ogni angolo e ogni spazio bianco, tratti di mano esperta ed entusiasta di liberare le proprie idee.

Da questa così precoce e autentica penna cavourrina, così lontana dalla nostra realtà eppure così vicina alla nostra sensibilità, chiara traccia della storia studentesca del Liceo, pur in passato che siamo abituati a pensare così rigido ed austero, ha avuto origine quello spirito creativo evolutosi nel corso del XX secolo e tuttora vivo, che ha ancora voglia di descrivere il mondo attraverso gli occhialetti di Cavour, metafora di minuzioso studio e risoluta visione.