Malebolge
La testimonianza dell’avvocato Marziano Marzano, presidente dell’Associazione Ex-Allievi e fondatore del periodico scolastico “Malebolge - il giornale infernal che mai non resta”, offre un vivido squarcio sul Cavour del triennio 1958-1960, anni che -esemplificativi di una certa vivacità intellettuale studentesca e di un desiderio di impegno socio-politico- videro la nascita di Malebolge e del Circolo Cavour.
“Malebolge nacque nell’autunno 1958 e fu fin dall’inizio un giornale battagliero. Nasceva infatti con un chiaro intento politico, fortemente antifascista, poiché allora nei licei di Torino e nelle scuole superiori si andava radicando l'associazione Giovane Italia, la quale aveva un orientamento pericolosamente di estrema destra. Perciò ho pensato di fondare al Cavour un giornale che sensibilizzasse tutti i nostri compagni sul tema, e che in effetti raccoglieva contenuti anche di forte critica (non a caso il nome di ispirazione dantesca “il giornale infernal che mai non resta”) nei confronti di chi nella scuola propendeva per quella visione politica di eredità fascista. Io stesso avevo pubblicato un articolo contro un severissimo (e nostalgico fascista) professore di educazione fisica, eludendo il controllo del bonario professore di lettere (prof. Reggio) addetto al controllo dei contenuti da pubblicare, e molti altri contro la Giovane Italia. In effetti, a causa di questa mia posizione nei confronti di quella componente della scuola accadde addirittura che un giorno venni circondato fuori da scuola e rischiai di essere picchiato.
In ogni caso, per dare avvio a questo progetto giornalistico, mi recai alla redazione del giornale torinese “la Gazzetta del Popolo” e chiesi -non senza una certa impudenza,- che che mi regalassero un ciclostile. In realtà non ci speravo più di tanto, eppure qualche giorno dopo il preside mi chiamò avvisandomi che un ciclostile stava venendo consegnato alla scuola, e ci permise di tenerlo in una stanzetta al pianterreno. La prima pubblicazione con questo apparecchio fu una tragedia: si doveva battere a macchina per comporre la matrice, quindi posizionare quest'ultima su un rullo che a colpi di manovella girava, e stampare il numero di copie desiderate. Ci si sporcava completamente di inchiostro, un lavoraccio insomma. Mi attivai dunque per risolvere il problema già per l’edizione successiva. Siccome la scuola non ci dava un centesimo, girai la città a chiedere contributi e sponsorizzazioni a qualunque genere di attività produttiva presente nel territorio (anche importanti, come le sede torinese della Piaggio), dunque trovai una tipografia in via Nizza che ci presentò un ottimo preventivo. A scuola il giornale veniva venduto, ma chiaramente noi redattori non ne ricavavamo che i fondi per stampare il numero seguente. Avevamo anche organizzato un sistema di distribuzione molto efficace scegliendo persone fidate per ogni classe che prendessero le copie per i propri compagni e ci consegnassero i soldi, e a noi redattori era permesso di girare per le classi anche fuori dall’intervallo.
Ricordo che Malebolge riscontrò un distinto successo tra gli studenti del Liceo: per noi infatti era una grande conquista avere anche solo un semplice pezzo di carta su cui poter esprimere i nostri pensieri e leggere quelli altrui; numerose occasioni di confronto dialettico ne caratterizzarono i primi anni, ma, pur non mancando mai critiche da parte di studenti scettici, ricevevamo apprezzamenti e suggerimenti da parte molti coetanei soddisfatti del giornale.
Testimone dello spirito di una generazione, nelle sue incertezze e proiezioni, questo fu per noi Malebolge e ancora oggi non posso che ricordare con gioia quegli anni vivaci e profondamente formativi.”