IL CAMILLO
edizione dicembre 2021

Articoli solo in edizione online:
E se l'America non fosse stata scoperta?
di Giorgia Varriale
Nei libri di storia il 1492 viene indicato come il momento in cui finisce il Medioevo e inizia l’Età moderna, attraverso la scoperta dell'America. E se il 1492 fosse stato un anno come gli altri e Cristoforo Colombo non fosse mai partito con le sue Caravelle? E se tutt'ora, nel 2021, l'America fosse ancora un continente del tutto ignoto? Abbiamo scoperto l’America, ma non abbiamo mai pensato come sarebbe il mondo senza essa.
Pensando a esempi molto semplici, i nostri banchetti all'italiana, senza l'America che ci ha regalato pomodori e patate, non sarebbero gli stessi. Saremmo riusciti a vivere senza cacao? Ebbene sì, la cultura dei Maya ha anche il merito di aver "inventato" il cacao. Andando avanti nei secoli, poi, possiamo osservare la creazione del "junk food" o "cibo spazzatura", come farebbero certi di noi senza patatine fritte, hamburger?
Possiamo notare come l'America abbia impresso un segno su tante delle nostre abitudini e azioni quotidiane: numerosi inventori, invenzioni e abitudini provengono, infatti, da lì. Forse non avremmo conosciuto Frida Kahlo o Pablo Neruda. Forse il primo sbarco sulla Luna sarebbe stato diverso o, ancora, non avremmo il genere musicale Rock 'n roll e altri generi musicali.
Che dire poi della "Hollywood sign" sollevata sulla collina di Los Angeles, degli Oscar, dei Vip e delle grandi stelle che ci hanno fatto provare migliaia di emozioni?
Insomma, senza l'America, forse saremmo delle persone diverse.
E se in Italia ci fosse la monarchia, chi sarebbe il re?
di Mattia Ricciardi
Mettiamo caso che quel 2 giugno del 1946 venne confermata come forma di governo la monarchia costituzionale guidata da Re Umberto II di Savoia, cosa sarebbe successo all’Italia? Subito dopo le votazioni, si sarebbe consumata una guerra civile su tutto il suolo Italiano, poiché la popolazione, che nutriva aspri rancori nei confronti del precedente Re Vittorio Emanuele III che l’aveva lasciata in balia di sè stessa, fuggendo protetto dagli alleati con alcuni ministri, Badoglio e suo figlio, non apprezza più Casa Savoia. Umberto II, come sappiamo, già da prima che la Cassazione confermasse la vittoria per la Repubblica, andò in esilio preventivo in Portogallo per il bene del paese. Quindi chi sarebbe l’erede al trono? Si potrebbe pensare al figlio di Umberto, Vittorio Emanuele che, sfruttando la condizione di esule del padre, firmò un Regio Decreto che, preso atto dell’abdicazione di Umberto, gli conferiva il titolo di Vittorio Emanuele IV Re d’Italia.
Tuttavia, Umberto non abdicò mai e quindi l’erede al trono, non poté essere il figlio, in quanto, avendo sposato una borghese, veniva automaticamente escluso dalla linea di successione dinastica.
E quindi per un ipotetico o Re d’Italia si potrebbe considerare l’ormai defunto Amedeo di Savoia-Aosta, tuttavia costui è oggi defunto.
Dunque chi sarebbe il vero Re d’Italia? Aimone di Savoia-Aosta, un imprenditore, per anni direttore generale Pirelli per il mercato della Russia e dei paesi dell’Ex Unione Sovietica, ricevendo anche l’onorificenza di "Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana" per l’eccezionale contributo da lui dato negli ultimi 25 anni a sostegno dei rapporti economici bilaterali italo-russi, ma forse è poco interessato alle questioni dinastiche.
Insomma, si tratta di una questione irrisolta, anche se credo sarebbe interessante poter vedere l’Italia con una forma di governo monarchica anche solo per qualche istante, e capire se potrebbe essere un paese migliore.
E se il pattinaggio artistico a rotelle fosse uno sport olimpico?
di Giulia Fioravanti
Il pattinaggio artistico a rotelle è uno sport individuale, di coppia e di gruppo. Nel corso degli anni, si sta evolvendo e sta diventando sempre più simile al pattinaggio sul ghiaccio, anche se la presenza delle ruote cambia inevitabilmente il modo di apprendere e di eseguire le varie difficoltà tecniche e artistiche di questo sport.
C’è una grande differenza tra il pattinaggio artistico a rotelle e il pattinaggio artistico sul ghiaccio: quello a rotelle non fa parte degli sport olimpici mentre quello sul ghiaccio sì. Affinché uno sport possa essere incluso nella lista dei giochi olimpici deve essere diffuso in almeno 75 nazioni di almeno 4 continenti. Perché allora il pattinaggio artistico a rotelle non fa parte degli sport olimpici? Se si guarda il medagliere delle Olimpiadi di Tokyo 2020, gli stati più premiati sono stati: gli Stati Uniti con 133 medaglie, la Cina con 88 medaglie, il Giappone con 58 medaglie e la Russia con 46 medaglie. In tutte queste potenti nazioni il pattinaggio o è poco competitivo, come negli Stati Uniti e in Gran Bretagna o, ancora peggio, è praticamente inesistente. A questi vanno ovviamente aggiunti altri Paesi importanti come il Canada o l’Australia. Per farlo diventare uno sport olimpico, servirebbe quindi una maggiore diffusione della disciplina. Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese, nel pattinaggio artistico a rotelle, è fortissimo: al momento, è il migliore al mondo.
Questa superiorità dell’Italia però è anche un grosso problema. Nel mondiale abbiamo vinto 8 medaglie totali di cui 4 medaglie d’oro, tenendo conto solo delle 3 specialità più praticate da anni nella storia del pattinaggio. Questo problema è estendibile anche in altri due paesi in grande ascesa: la Spagna e il Portogallo. Le altre Nazioni, anche se stanno salendo di livello, non sono abbastanza specializzate, in quanto il livello delle medaglie azzurre è ancora troppo sbilanciato. Tuttavia c’è uno sport rotellistico che fa parte delle olimpiadi: lo skateboarding. Tutti gli atleti che praticano il pattinaggio artistico a rotelle nutrono una grande passione per questo sport e sperano che questo sport possa essere considerato olimpico. È un peccato non poter mettere alla prova gli atleti più bravi come negli altri sport ma sicuramente continueranno a dare il meglio di loro in tutte le competizioni possibili.
E se Gigi Proietti non fosse mai morto?
di Alessandro Carbone
Il 3 novembre 2021 esce “Io sono Babbo Natale”, film di genere comico, l’ultimo dove ha recitato Gigi Proietti, morto il 2 novembre 2020 all’età di 80 anni, lo stesso giorno del suo compleanno.E se invece Luigi non fosse mai morto ma avesse inscenato la sua morte perché in realtà è Babbo Natale? Questo film, diretto da Edoardo Falcone, è la risposta. Da quello che si può osservare dal trailer, Ettore (interpretato da Marco Giallini) è un senzatetto che una notte riceve 150 euro da uno sconosciuto (costui si rivelerà essere Babbo Natale, Gigi Proietti), e a cui seguiranno una serie di disavventure fino alla notte di Natale. Le riprese per il film sono iniziate e finite pochi mesi prima della pandemia di COVID-19 tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020.Questo lungometraggio di un’ora e 29 minuti è la seconda collaborazione tra Edoardo Falcone e Marco Giallini dopo “Se Dio vuole”, altri collaboratori e collaboratrici sono: Luciana Pandolfelli (la montatrice), Luigi Bonanno (il costumista), Massimiliano Sturiale (lo scenografo), Maurizio Calvesi (il direttore della fotografia) e Michele Braga (il compositore delle musiche).Il film è diretto da Edoardo Falcone regista di “Se Dio vuole”, “Amici come prima” “Questione di Karma” e molti altri; era candidato al David di Donatello per il migliore regista esordiente e per il nastro d’argento al miglior regista esordiente nello stesso anno.Luigi Proietti, Babbo Natale, ha recitato in moltissimi film, uno dei più recenti è “Pinocchio” dove interpretava Mangiafuoco. Ha vinto il nastro d’argento alla carriera.
E se gli dei greci potessero camminare tra di noi?
di Serena Carretta
Nei vari culti antichi sono presenti centinaia di divinità, ognuna dotata di poteri e personalità propri. Ma cosa accadrebbe se le divinità greche potessero camminare sulla terra ai giorni d'oggi come persone normali? Sicuramente cercherebbero in tutti i modi di apprendere e mettere in atto gli aspetti della cultura di oggi, ma non c'è da negare il fatto che potrebbero fallire. Si potrebbe vedere Poseidone camminare per le strade di città rifiutarsi di indossare un cappotto e con una canna da pesca in mano, mentre chiede in giro informazioni su dove potrebbe pescare. Apollo senza maglietta in pieno dicembre, anche se mi piacerebbe vederlo con lo smoking Armani. Sinceramente me lo immagino avvicinarsi ad uno di noi con un sorriso sul volto e iniziare una conversazione, con lui che cita tutte le poesie a lui dedicate. Le volte in cui abbiamo un’improvvisa sonnolenza probabilmente saremmo passati di fianco a Morfeo. Sarebbe possibile che Ermes inizi a lavorare da poste italiane, o mettere su una sua azienda personale, credo che sia un dio simpatico, normale all'apparenza, quell'amico strano ma non troppo, che sa farti divertire ma riesce anche ad essere serio. Potremmo parlare con Atena quando vorremmo arrenderci, anche se lei sarebbe astuta da non risaltare all'occhio degli umani ed eviterebbe ogni nostro tentativo di conversazione, forse. Ovviamente ce ne sono tanti altri, e ognuno di loro si distinguerebbe in alcuni particolari, come Artemide che potrebbe camminare con un arco in mano e a testa alta, per non parlare di Zeus: me lo immagino a fulminare le persone per strada. “Come sono le feste sull'Olimpo?”, penso che sarebbe una delle domande che vorrei porre loro; insomma, dovranno pur festeggiare qualcosa sull'Olimpo di tanto in tanto, e allora mi piacerebbe conoscere una di queste feste, capire se Dioniso sarebbe davvero una delle anime della festa. Bere e mangiare in un banchetto divino e vestita come nell'antica Grecia, penso che sarebbe magnifico. Ma questi rimangono sogni come tanti altri, sperando che non si trasformino in incubi, ma quasi quasi un donuts con Hestia lo prenderei.
E se potessimo scendere giù all'inferno
di Ame
E se potessimo scendere nel Regno dei morti?
Quante risposte darebbe all’uomo: ma se, davvero, potessimo farlo, con chi parleremo, da chi andremo? Immaginate l’Inferno come un altro mondo, una specie di realtà parallela.
Immaginiamo di incontrare Odisseo: che cosa potremmo chiedergli?
‘’Ciao Ulisse! Com’è stato vedere i tuoi uomini trasformati in maiali? E farsi legare all’albero della nave? Facevano male le corde? E le sirene, erano belle?’’
Odisseo non sembrerebbe un tipo tanto di compagnia, probabilmente ci manderebbe via senza darci risposte interessanti, come ’questi sono fatti miei, e comunque quello stolto di Dante non doveva mettermi qui, io non me lo merito.’
Poi potremmo incontrare quell’egoista di Achille, che prima, preso dall’ira, non ha evitato la morte del suo amante Patroclo, e poi è morto per una freccia al tallone. Al guerriero più forte di tutta la Grecia bisogna portare un certo rispetto, ci presenteremmo e poi gli potremmo rivolgere la parola: “’Ciao Pelide, come te la passi qui giù? Pensa che quando abbiamo studiato la Divina Commedia e abbiamo scoperto che tu non fossi negli iracondi ma nei lussuriosi siamo rimasti scioccati, non potevi trovare un compromesso con Dante? Ma a parte questo, il tuo amicone Ettore come sta? Ogni tanto ve lo prendete un caffè?’’
Achille me lo immagino un po’ più gentile e un po’ borioso, a tratti arrogante; ci direbbe:“Hey amici, qua fa un pò’ caldo ma con le vostre nuove tecnologie siamo riusciti a far mettere un condizionatore anche qui. Ettore sta bene, gli ho chiesto scusa e abbiamo fatto pace, anche se a volte sento di essere ancora un po’ arrabbiato con lui. Ma gli voglio bene in fondo.’’
E poi non potremmo evitare la domanda: “Ma tu e tuo cugino Patroclo siete amanti o è tutta una nostra invenzione?’’ “Ragazzi, siete degli impiccioni, comunque sì, stiamo insieme, ogni tanto litighiamo perché non mi piace come sbuccia i fichi ma va bene lo stesso, posso fare delle eccezioni. Come hai detto? Se ne sta discutendo? E che avete da dire sulla mia vita sentimentale? Voi dovete parlare delle mie imprese, degli uomini che ho ucciso e della mia forza, mica di me e Patroclo.’’
Senza considerare il mio umile tentativo di farvi ridere un po’ attraverso queste righe, non sapremo mai cosa c’è dopo: la verità è che, se avete voglia di entrare nella pancia di un cavallo, fatelo, se avete voglia di litigare con il vostro Agamennone di turno, fatelo: la vita è una!
Io comunque un giretto nell’Oltretomba me lo farei, e voi?
E se un mattino ti risvegliassi in una camera che non è la tua?
di Damiano Federico
E se un mattino ti risvegliassi in una camera che non è la tua? Il tuo letto, sfatto dopo la notte, è ridotto ad un grosso cuscino avvolto in coperte leggere. In un angolo c’è un grosso armadio ad ante traforate, sembra pesante, e lì vicino una piccola finestra.
Capisci di trovarti più o meno al terzo piano, ma qualcosa nello skyline di Torino non ti convince. L’odore dell’inverno entra dalla finestra e, infreddolito, decidi di indossare, su una corta tunica che non ricordi di avere mai posseduto, una specie di coperta - o mantello, non è molto chiaro - trovata nell’armadio. Ti affacci alla finestra con la volontà di capirci qualcosa di più e…
Il paesaggio che ti si para prepotentemente davanti mozza il fiato in gola: il Foro, in tutta la sua bellezza, si staglia imponente sugli edifici circostanti. Non è in rovina, al contrario, è del tutto intatto, e popolato da un mare di persone, tante da farlo sembrare un mercato. Tutti stanno ascoltando con attenzione un uomo a cavallo: sembra giunto da lontano.
Improvvisamente capisci cosa ti ha svegliato di soprassalto: “Galli profligati sunt! Caesar victor est” sta urlando in latino l’uomo.
Benvenuto a Roma, mancano 50 anni alla nascita di Cristo.
E se internet smettesse di esistere?
di Stella
Noi ragazzi ormai utilizziamo sempre internet: quando facciamo i compiti, per effettuare ricerche, per chattare con gli amici, per vedere le storie del ragazzo o ragazza che ci piace, per vedere serie, e per molte altre ragioni. Vi sarebbe una lista lunghissima: ormai internet è indispensabile nella nostra vita, infatti, quando il 5 ottobre ci siamo ritrovati a fronteggiare socialmedia down, ci siamo tutti sentiti spaesati. Ma ci siamo mai chiesti che cosa succederebbe se i social smettessero di funzionare definitivamente? Anzitutto, cercheremmo di caricare sempre la homepage di Instagram per vedere se si tratta di un problema di rete del telefono o di un problema che riguarda anche altre persone, cominceremmo col mandare messaggi ai nostri amici e, notando un mancato invio del messaggio, ci inizieremmo a preoccupare. Inizieremmo a farci domande e a chiamare i nostri amici chiedendo se anche loro hanno riscontrato questo problema. Si tornerebbe indietro nel passato, a quando ancora i social non esistevano e i cellulari si potevano utilizzare soltanto per scrivere messaggi e chiamare i nostri amici o parenti. Forse, si inizierebbe a uscire di più con gli amici, a chiamare quando si vuole sentire qualcuno di lontano. Per fare ricerche non si potrebbe più utilizzare Google e dovremmo usare le enciclopedie cartacee… povera Wikipedia. Per sapere qualcosa del ragazzo o ragazza che ci piace, dovremmo iniziare a conoscere i suoi amici e in questo modo poter scoprire i suoi interessi; non si potrebbe più dare un’occhiata al profilo Instagram della persona in questione e vedere i suoi selfie da qualsiasi angolazione. Se i social smettessero di esistere, si dovrebbe essere più diretti: dovremmo smetterla di nasconderci dietro a un like al nuovo post del ragazzo o ragazza che ci piace e affrontare i nostri sentimenti dal vivo. Da un lato, l’assenza di social comporterebbe diversi svantaggi, ma, forse, dopo esserci tutti abituati, potremo iniziare a divertirci, potremmo smetterla di perdere tempo sui social e iniziare a fare qualcosa di produttivo!
E se nel 1982 ci fosse stata una nuova guerra mondiale?
di Maya Germena
Queste sono le premesse del manga Akira del maestro Katsuhiro Otomo che andrò a recensire oggi. Difatti in questa rubrica ho intenzione di occuparmi dei fumetti giapponesi (appunto i manga).
Tornando ad Akira, è un’opera post apocalittica, cyberpunk e thriller che segue le vicende del giovane Kaneda, un ragazzo indisciplinato che per una serie di coincidenze si ritrova immischiato in un complotto politico. Il giovane infatti non riesce più a trovare un suo amico che era stato portato in ospedale a seguito di un incidente in moto. Conoscerà poi Kay, una ragazza che fa parte di un gruppo di sovversivi che puntano a smascherare dei progetti segreti dell’esercito, grazie alla quale scoprirà l’uso di esseri umani con particolari poteri psichici come armi. Il più potente di loro è Akira, il cui risveglio potrebbe causare lo scoppio di una nuova guerra.
Questo manga ha scalato facilmente la classifica dei miei preferiti per diversi motivi. Primo su tutti i disegni: Otomo ricrea perfettamente lo squallore cittadino post guerra grazie a un’inchiostrazione molto evidente, alleggerita però dall’uso dei retini di grana differente. Lo stesso gioco di contrasti si ritrova nello stile, con paesaggi e oggetti dettagliati nei minimi particolari e personaggi più stilizzati così da rendere le espressioni maggiormente intellegibili. Pur essendo appunto stilizzati non risultano però troppo irrealistici grazie a un’attenta costruzione anatomica. Inoltre l’uso di forti scambi chiaroscurali accentuano ulteriormente la suspense che tiene continuamente lo spettatore sulle spine.
La trama è articolata, ma non per questo complessa da seguire. Più che la trama spiccano però i personaggi che con i loro errori rispecchiano i lati più spaventosi di una società caduta nel caos, analizzando con grande profondità la psicologia dei singoli, ma anche delle masse. Inoltre le scelte fatte vengono sempre motivate così da non sembrare “out of character".
Se proprio devo trovare una pecca, il tempo di lettura è un po’ allungato dai disegni molto dettagliati, ma ne vale la pena data la loro bellezza.
Lo consiglio molto alle persone che amano la fantascienza e l’azione, con disegni di una grandissima potenza espressiva e di una storia più seria che indaghi a fondo l’animo umano e le crisi sociali (infatti il suo target è seinen, ovvero per un pubblico più maturo rispetto a quello shonen: per ragazzini).
Dune: il film di fantascienza dell'anno
di Elisa Fasano
Continuo dall'edizione cartacea
E se il mondo fosse diverso da come lo conosciamo oggi? E se gli uomini abitassero altri pianeti e viaggiassero con astronavi invece che con automobili, se la società fosse organizzata in maniera diversa?
Tanti sono i film che parlano dello spazio, del futuro, che raccontano di mondi fantastici e luoghi incredibili.
Pochi mesi fa è uscito Dune, un film di fantascienza di Denis Villeneuve. Il film è tratto dall’omonimo romanzo Dune di Frank Herbert pubblicato nel 1965.
Questo è il primo di sei libri che formano la parte originale del ciclo Dune e a cui sono state successivamente aggiunte altre serie scritte dal figlio. Con dodici milioni di copie vendute è il romanzo che detiene il record di vendite nel genere fantascientifico ed ha inoltre vinto importanti premi come il premio Nebula e il premio Hugo. Dune, infatti, è un libro che ha profondamente influenzato l’immaginario fantascientifico.
Per molto tempo è stato impossibile realizzarne una produzione cinematografica a causa della mancanza di effetti speciali all’altezza della complessità delle descrizioni di luoghi ed eventi del libro. Poi, finalmente, nel 1984 esce il primo film di Dune prodotto da Kolossal e diretto da David Lynch. Dopo di esso non sono stati prodotti gli altri film ispirati ai restanti romanzi.
Il nuovo film di Dune, invece, si prevede avrà dei sequel ispirati, appunto, agli altri libri di Herbert.
Il film racconta di un pianeta, Arrakis, unica fonte di una preziosissima sostanza, la spezia, che viene utilizzata per i viaggi interstellari. Quest’ultima inoltre ha effetti psichici sugli umani e per questo è ritenuta sacra dai Fremen, popolazione nativa che abita il pianeta.
Il controllo di Arrakis, appartenuto precedentemente alla casata degli Harkonnen, viene affidato alla casata Atreides. Il protagonista della vicenda è Paul, il giovane figlio del Duca Atreides, il quale fa spesso sogni ricorrenti su una ragazza Fremen; questi sogni talvolta si rivelano premonitori.
Nel film si raccontano le varie difficoltà,le scoperte e i pericoli che Paul affronterà sul nuovo pianeta e gli scontri della casata Atreides con quella degli Harkonnen che vogliono riprendere il controllo di Arrakis.
Dune è un film davvero ben fatto a partire dagli effetti speciali, che rappresentano al meglio le descrizioni dettagliate del libro per proseguire nella fantastica colonna sonora di Hans Zimmer che da molta più enfasi e carattere alla pellicola.
Il regista, Denis Villeneuve, si era già cimentato in altri film di fantascienza e la realizzazione di Dune è sempre stata una sfida per lui. Infatti, Villeneuve si appassionò da giovanissimo ai romanzi di Herbert e nel 1984 andò a vedere il primo film che uscì. Rimase però deluso e, come ha spiegato oggi, pensò che nel film mancassero molti aspetti importanti presenti nei libri. Proprio per questo ha deciso di dividere il primo volume in due parti, e questa appunto è la prima che avrà quasi sicuramente un sequel.
Il cast del film è veramente importante, a partire da Timothée Chalamet che interpreta Paul, Zendaya e poi Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Jason Momoa, Javier Bardem, Rebecca Ferguson, Dave Bautista e Charlotte Rampling.
Dune però non è un film a solo scopo intrattenitivo, infatti affronta tematiche molto attuali: descrive una società feudale, con fazioni che si scontrano per imporre il loro monopolio economico su un pianeta che viene sfruttato, le cui risorse limitate prima o poi termineranno.
Si parla anche di potenti classi che agiscono nell’ombra, manipolano la popolazione e si alleano con i propri nemici solo per un tornaconto personale. Il film ha molte altre diverse chiavi di lettura, anche secondo il punto di vista personale di ognuno di noi, ma il tema di un ambiente sfruttato e quello di una politica che agisce in modo scorretto sono alla base del significato della pellicola.
L’unica pecca che si può attribuire al film è probabilmente la durata (circa 2 ore e mezza). La pellicola ha una narrazione parecchio lenta e sono assai pochi sia i colpi di scena sia i fatti che vengono solo narrati. Il motivo, probabilmente, è che il regista ha avuto appunto la necessità di dividerlo in due parti e che quindi questo primo film ci introduca semplicemente la storia che verrà approfondita nei volumi successivi.
Un altro aspetto, che potrebbe lasciare delusi molti, sono le apparizioni veramente rare e marginali del personaggio interpretato da Zendaya, che nella pubblicità aveva un ruolo più ampio. Anche lei probabilmente sarà molto più presente e il suo personaggio verrà approfondito nel secondo volume.
Complessivamente, il film è molto interessante e all’altezza delle aspettative. I fatti, seppur spiegati da subito con precisione, lasciano alcuni punti in sospeso che inducono curiosità nello spettatore che vorrà sicuramente andare a vedere la seconda parte.
In conclusione, Dune è un film straordinario sia dal punto di vista degli effetti speciali e della colonna sonora che della narrazione e del significato profondo del film. È quindi adatto sia ai più piccoli, poiché molto spettacolare dal punto di vista visivo, sia ai più grandi, che apprezzeranno il tema molto attuale della pellicola. Consiglio quindi a tutti, se non lo avete già visto, di guardarlo, perchè io l’ho apprezzato veramente moltissimo!
Una fake news epocale
di Samuele Tinti
Continuo dall'edizione cartacea
La lettera
Prete Gianni è un sovrano cristiano sia re sia prete, nonchè discendente di uno dei Magi. Il suo regno è molto vasto: parte dalla tomba di San Tommaso, in India, e arriva fin dove sorge il Sole. Έ il più vasto e ricco paese della Terra. Il sovrano aiuta tutti i cristiani con elemosine e afferma di voler bandire una crociata per liberare Gerusalemme. Dopodiché il prete descrive minuziosamente il suo reame. Settantadue nazioni, non tutte cristiane, gli sono tributarie. Sono presenti animali esotici tipici dell’Africa e dell’India, ma anche creature mitologiche. Il sovrano parla dei cannibali con cui elimina i suoi nemici, di popoli che si nutrono della sola manna che Dio donò agli Ebrei in fuga dall’Egitto,di draghi utilizzati come messaggeri, delle dieci tribù perdute d'Israele, di vermi chiamati salamandre che vivono nelle fiamme,delle spietate Amazzoni e dei puri Bragmani. Nelle terre del prete non vi sono animali pericolosi, vi scorrono fiumi di latte, miele e uno di pietre preziose proveniente dal Paradiso terrestre. Vi crescono l’assenzio, una pianta che scaccia il malocchio, e tutte le varietà del pepe, i cui alberi vengono bruciati per eliminare i serpenti attorcigliati ai rami. C’è una fonte la cui acqua cambia sapore per ogni ora del giorno, guarisce dalle malattie e ringiovanisce gli anziani fino a trentadue anni. Pietre miracolose che guariscono da tutti i mali ed eliminano i peccati, un mare di sabbia non navigabile ma ricco di pesci il cui sangue si usa per produrre la porpora, un fiume di pietre che sfocia in questo mare che scorre per tre giorni e il quarto si blocca facendo sparire le rocce e diventando attraversabile. Non vi sono poveri, bugiardi e malvagi. I cavalli sono pochi e deboli perché non ci sono guerre. Nei conflitti con i popoli esterni il Prete Gianni schiera tredici carri con altrettante croci al posto dei vessilli, seguiti da diecimila cavalieri e centomila fanti. Il sovrano è preceduto da una semplice croce di legno, simboleggiante la passione di Cristo, un vaso di terra, per ricordare la propria origine, e un vaso d’oro, per ricordare la ricchezza del suo regno.
Nel suo palazzo mangiano tremila uomini, ognuno con un dono offerto dal sovrano, i cui seggi sono in smeraldo e ametista, pietre miracolose che impediscono di ubriacarsi. Ogni stanza del palazzo è dotata di pietre preziose che alterano l’umore altrui. In una stanza vi è uno specchio che garantisce l’onniscienza sui luoghi del regno e una piazza in cui si radunano i soldati il cui morale è sollevato dal pavimento in onice rosso. Esiste anche un secondo palazzo commissionato dal defunto padre del prete, che se lo era immaginato in sogno. In questo palazzo non si soffre né fame, né malattia, né morte.
Prete Gianni conclude affermando che per misurare la potenza e lo splendore del suo regno bisogna prima enumerare le stelle e i granelli di sabbia.
La diffusione del mito e la ricerca
Tale epistola ebbe un’incredibile diffusione in Europa dando inizio a molte leggende, e venne rimaneggiata più e più volte con varie aggiunte fantasiose.
Diversi avventurieri si recarono in oriente o in Africa per scovare questo regno, e anche papa Alessandro III inviò una risposta alla lettera di cui però non ci sono pervenuti i contenuti. Probabilmente l’autore era un occidentale che si ispirò a vari romanzi e racconti riguardanti terre leggendarie e inesplorate, per esempio varie leggende su Alessandro Magno, l’Odissea e i racconti di Sinbad il marinaio, di origine araba. Per secoli e secoli, fino al 1700, gli europei cercarono di affermare la veridicità della leggenda. Nel 1200 vari missionari e crociati sentirono storie riguardanti un sovrano cristiano, pur essendo nestoriano e quindi eretico, che governava o sulla Persia o sull’India e che aveva provato ad avere la meglio sugli infedeli ottenendo importanti vittorie. Il missionario Giovanni Pian del Carpine nella Historia Mongalorum descrive l’Impero mongolo e l’incoronazione del khan Güyük, e afferma che il padre Ögödei (figlio di Gengis Khan) era stato battuto in Etiopia dal Prete Gianni.
Marco Polo nel Milione afferma che Prete Gianni controllava il Tibet e l’India ma era stato battuto da Gengis Khan. Un secolo dopo il mito tornò in auge, questa volta dati gli insuccessi in Asia si pensò all’Etiopia, che era una nazione cristiana molto lontana. In alcune cartine dell’epoca il paese africano viene chiamato proprio come “Dominio del Prete Gianni”.
Durante il periodo delle grandi esplorazioni europee degli ambasciatori portoghesi nel 1489 arrivarono in Egitto, poi proseguirono ancora oltre finché giunsero in Etiopia. Qui scoprirono che il paese era davvero cristiano e stipularono una relazione diplomatica ufficiale con il negus (imperatore) Dawit II, che fu chiamato Prete Gianni. Già prima però nei vari rapporti che avevano avuto con gli europei, gli Etiopi avevano smentito che il loro imperatore avesse tale titolo, la prima volta nel 1441 e l’ultima nel 1751.
Mito o realtà?
Per alcuni Prete Gianni potrebbe essere anche una figura storica. C’è chi afferma la veridicità di quanto detto da Marco Polo, e chi fa coincidere la figura del re-sacerdote con il Dalai Lama. Questa figura potrebbe corrispondere ad alcuni sovrani mongoli che si erano convertiti alla Chiesa Nestoriana d’Oriente, a Gengis Khan o anche all’imperatore cinese Tai-tsung che legalizzò la fede cristiana nel suo regno. Il titolo di prete in questo caso sarebbe una denominazione di Khan. La leggenda perdurerà anche nel 1700, con teorie molto stravaganti, per esempio la collocazione del regno in Florida e il collegamento del Prete Gianni con il mito della fonte della giovinezza.
Influenza
Viene citato in molte opere di fantasia, per esempio nell’Orlando Furioso è chiamato Senapo ed è re di Etiopia. Un’importante opera contemporanea basata sulla leggenda del Prete è Baudolino di Umberto Eco.
FUMETTI
Sara Limido, 4A